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I pensieri futuri sulla Snia Viscosa a Rieti, mi portano ai ricordi di luoghi esistenti che oramai fanno parte del mio bagaglio culturale. Ho trascorso tre anni a Berlino, dove di industrie recuperate per iniziative collettive ne ho conosciute non poche. Un caso che mi ha colpito molto è quello del Ufa Fabrik. Ufa Fabrik, nasce negli anni 70 nel pieno del periodo delle occupazioni illegali di spazi abbandonati. In questo caso, un’area che un tempo ospitava i locali dell’UFA Film (società cinematografica nata nel 1917 e poi abbandonata 50 anni più tardi), nel quartiere urbano sito nella ex Berlino Ovest, nel distretto di Tempelhof-Schöneberg.

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L’area è stata occupata da famiglie (inizialmente solo 7 persone), con un’idea molto prescissa: creare una comunità di vita e lavoro condivisi che sia economicamente sostenibile e possa portare al quartiere cultura e servizi. Inizialmente tutte le famiglie condividono una cassa comune e iniziano a promuovere delle attività che, a loro volte, portano denaro.

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Le prime iniziative sono spettacoli di circo e teatrali. A mano a mano apre un caffè, una panetteria, si recupera la vecchia sala per le proiezioni dei film e così via. Con i soldi che entrano, la comunità intraprende una nuova iniziativa che possa generare altro ingresso economico. Con gli anni, non mantengono più la cassa comune, anche perché entrano a lavorare persone esterne.

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In parallelo alle iniziative culturali, inizia una sperimentazione molto all’avanguardia di sistemi per la produzione e il recupero dell’energia. Uno dei più grandi sistemi di energia solare di Berlino è realizzato, così come sistemi di riscaldamento geotermici, un locale di riutilizzo dell’acqua piovana e edifici con sistema di costruzione ecologica.

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Per molti anni l’occupazione dello spazio rimane illegale con scontri frequenti con la pubblica amministrazione. La comunità, riesce però ad avere il supporto degli abitanti del quartiere, proprio perché essi ne traggono un grande vantaggio culturale. Inoltre, comincia a crearsi un interesse internazionale, soprattutto per quanto riguarda i sistemi energetici. Dopo anni, nel 1986, il comune stipula un contratto d’affitto per l’intera area.

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Oggi ufa fabrik offre, oltre al programma culturale per il quartiere, una scuola aperta, una fattoria urbana, un caffè, una panetteria, un negozio di alimenti biologici, un ostello e dei servizi al quartiere (dopo scuola, consultorio…). Continuano a viverci circa 40 persone, ma ci lavorano altre 500. Circa 1000 visitatori internazionali arrivano ogni giorno nell’area.

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Questo è un esempio particolare perché nasce dal desiderio di creare un luogo autosufficiente, considerando il contesto specifico e il valore storico dell’area. La comunità ha saputo trovare delle soluzioni in modo imprenditoriale, non dimenticando i valori sociali alla base e usando, come dicono loro, molto senso del umorismo.

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Info:

http://www.bestpractices.at/main.php?page=programme/sus_housing/sus_housing_5/sus_housing_5_4&lang=en

http://www.rainmagazine.com/archive/1994/ufa-fabrik02022014

http://tripbu.altervista.org/berlino-tra-decrescita-e-nuova-visione-urbana/