Siamo orgogliosi di pubblicare questo racconto breve di Maria Sepa, scrittrice Milanese (Milano Downtown) che ci racconta del proprio condominio e di come con un po' di fantasia, lei e i suoi vicini abbiano trasformato un seminterrato in una palestra condominiale.

Cohousing Gym

illustrazione di JUNGEUN KIM

Via Hajech 31

La prima espressione che mi viene alla mente, per cercare di definire il nostro condominio, è “per bene”. Siamo un piccolo condominio di dodici nuclei familiari. Anagraficamente la maggior parte di noi è costituita da coppie dai 30 ai 60 anni; l’altra metà è abbastanza equamente distribuita tra bambini, ragazzi, anziani e single. Sotto il profilo sociale quel che ci distingue è l’alta presenza di artisti (cinque, il 15 percento circa), e il fatto che andiamo d’accordo. Le assemblee condominiali non durano mai più di un’oretta e si risolvono sempre senza conflitti. Ci regoliamo basandoci sul buon senso: spendere il meno possibile e solo quando necessario, senza però trascurare il decoro dell’edificio e il benessere anche solo di uno di noi.

Ci conosciamo da tanti anni, anche se non ci frequentiamo e ci limitiamo a coltivare rapporti di buon vicinato: sappiamo di poter contare sui due medici tra di noi in caso di emergenza (una volta uno di loro ha probabilmente salvato la vita a un altro condomino), sull’architetto per i problemi di manutenzione della casa, su tutti per consigli su negozi, scuole, baby-sitter. Non ci infastidiscono – anzi ci fanno compagnia - i bambini che giocano in cortile, tolleriamo gli inevitabili rumori delle esistenze altrui che ci si svolgono accanto: le corse dei bambini in casa, le prove di chi fa musica, l’abbaiare di qualche cane. Risolviamo civilmente qualche incidente. Ci teniamo vagamente informati di quel che ci accade, perché non siamo indifferenti ma neanche ficcanaso.

In due casi siamo stati dei pionieri: quindici anni fa abbiamo sostituito – i primi della via - la caldaia a gasolio con una a metano, superando con gran fatica le innumerevoli difficoltà di tipo tecnico e burocratico. L’anno scorso abbiamo costruito una piccola palestra condominiale, seguendo quel che avviene ormai abbastanza abitualmente negli USA. Nel seminterrato dell’edificio c’è una vasta cantina comune che veniva usata per depositare mobili e attrezzi che non servivano più. Abbiamo deciso di sgombrarla e ripulirla, abbiamo steso sul pavimento di cemento un rotolo di linoleum e poi chi era interessato ha portato gli attrezzi da ginnastica che voleva condividere con gli altri. È arrivata una cyclette, uno step, un pallone. Abbiamo poi comprato con donazioni volontarie una cyclette ellittica, una panca con i pesi, una sbarra per le trazioni. E un orologio per controllare il tempo. Il locale è senza finestre e non particolarmente allegro, ma stiamo pensando a come migliorare questo aspetto. Ogni condomino - anche chi non ha contribuito – può usare la palestra attenendosi a semplici regole di buon senso.

Il risultato? Alcuni sono diventati degli habitué e vanno in palestra regolarmente (che comodità poterci andare quando si vuole, prestissimo al mattino o tardi alla sera, e poi potersi fare la doccia a casa). Altri non rinunciano a frequentare palestre più attrezzate e mondane e fanno un salto nella nostra cantina saltuariamente, quando sono di fretta. Per altri ancora è stata comoda quando hanno dovuto fare un periodo di riabilitazione dopo un incidente. Nel complesso ci sembra di esserci dotati di un servizio utile e piacevole a un prezzo molto conveniente.