12/07/2016No Comments

Condividi un’asciugatrice con i tuoi vicini

Non bisogna per forza vivere in cohousing per godere della comodità di una lavanderia self-service sotto casa, potreste per esempio iniziare condividendo l'asciugatrice con gli altri condomini!

Con Asciugarapido, che abbiamo conosciuto durante l'ultimo Cohousing Drink, potrete infatti installare negli spazi comuni inutilizzati del vostro condominio asciugatrici e lavatrici condivise.

 

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logoCuriosi di saperne di più? Leggete un po' cosa ci ha raccontato Fabio, fondatore di Asciugarapido.

RISPARMIO di ENERGIA, PIU’ SPAZIO IN CASA e TUTELA DELL’AMBIENTE questi i principi cardine della nostra attività.

We have a dream….il nostro sogno e la nostra ambizione è di sostituire la lavatrice di casa che occupa spazio, consuma troppo energia e detersivi con una lavanderia condominiale condivisa dalle famiglie che vi abitano. In Italia è una scelta ancora rara mentre in America e in Svizzera è già diventata un’abitudine.

Sarà capitato a tutti di vedere film e telefilm americani ambientati in lavanderie comuni dove, tra un bucato e l’altro, si intrecciano le vicende dei protagonisti. Nelle grandi metropoli, come New York, non avere la lavatrice in casa è frequente. Sembra un’abitudine americana ma troviamo degli esempi anche in paesi come la Svizzera e Danimarca. In questi paesi tutte le famiglie che abitano in complessi residenziali hanno a disposizione dei luoghi comuni con servizi collettivi.

La lavanderia condominiale è simbolo di un nuovo modo di concepire l’abitare, basato sul risparmio energetico, su una maggiore disponibilità di spazio nelle abitazioni e su maggiore opportunità di socializzare. Molte persone hanno piacere a dialogare con i vicini di casa e la lavanderia condominiale è un luogo perfetto per intrattenere conversazioni, mentre si aspetta il termine del ciclo. Si tratta in sostanza di condividere un bene, la lavatrice o asciugatrice, anziché acquistare e adoperare tali macchine ognuno a casa propria. Gli utilizzatori, di questo nuovo modo di concepire la consuetudine di fare il bucato, traggono solo benefici in termini di tempo, risparmio, socializzazione e di rispetto per l’ambiente. Insomma l’unione fa la forza. La lavanderia condominiale è dunque un piccolo tassello di un nuovo modo di abitare che ha ben poco in comune con i classici litigi di condomini, ancora purtroppo largamente diffusi in Italia.

foto installazione 3Il nostro focus è orientato per la maggior parte sulle asciugatrici da qui il nome Asciuga Rapido. La necessità e il fabbisogno maggiore per gli italiani attualmente è asciugare anziché lavare in quanto la lavatrice è presente pressoché in ogni abitazione mentre le asciugatrici, vuoi per mancanza di spazio, vuoi per il prezzo, vuoi per i consumi energetici che assorbono tali macchine, asciugano il bucato presso le lavanderie self service. Da qui l’idea di installare asciugatrici all'interno dei condomini. Sia chiaro che non abbiamo nessun problema ad installare anche lavatrici se necessario.

Un altro punto fondamentale è la comodità. Immaginate di lavare e asciugare in modo professionale e rapido comodamente sotto casa vostra. Avere tutto il servizio di una lavanderia self-service senza dover spostarsi da casa. Solitamente si ci reca in una lavanderia self-service per lavare ed asciugare ciò che a casa non riusciamo perché alcuni indumenti come ad esempio le trapunte matrimoniali, coperte, tende, sacchi a pelo e così via, sono troppo grandi per la capacità del cestello delle nostre lavatrici.

Il prediligere le asciugatrici va a risolvere una serie di problematiche che si riscontrano normalmente in casa quando si ha bisogno di asciugare. Quando piove sono necessari alcuni giorni affinché il bucato sia asciutto completamente ed è utile dotarsi di un deumidificatore in casa per accelerare i tempi per avere il bucato asciutto, ma significa esborso di denaro per un ulteriore elettrodomestico. Inoltre quando stendiamo i panni in appartamento si diffonde quel odore sgradevole di muffa e umidità che conosciamo bene. Ci va di mezzo anche la salute “Un carico di panni bagnati contiene quasi due litri di acqua”, spiegano gli esperti, sottolineando che durante l'asciugatura tutta quest'acqua finisce nella stanza, dove crea proprio l'ambiente umido ideale per la proliferazione del fungo Aspergillus. “In chi soffre di asma”, sottolineano gli esperti, “il fungo può scatenare tosse e respiro affannato, e in persone con un sistema immunitario debole o danneggiato o le persone che hanno malattie autoimmuni, può causare aspergillosi polmonare – un disturbo che può causare danni ai polmoni e ai seni paranasali irreparabili”. Fonte: http://www.deabyday.tv/salute-e-benessere/whatsnew/guide/11075/Attenzione-ai-panni-stesi--asciugarli-in-casa-fa-male-alla-salute.html

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www.asciugatricicondomini.it

Prima si faceva cenno al risparmio, ma non solo in termini monetari anche in termini di tempo. Comunemente quanto i panni sono asciutti si procede allo stiro e come risaputo, è una pratica lunga e noiosa. Al contrario con l’asciugatrice si guadagna tempo perché non è necessario utilizzare il ferro da stiro per la maggior parte degli indumenti. Terminato il ciclo di asciugatura, i panni si possono piegare con facilità, e mantengono la piega, perché le fibre dei tessuti sono ancora calde.

Per ultimo, ma non per questo meno importante, l’impatto ambientale. Facendo un rapido calcolo e ipotizzando che in una palazzina di 15 appartamenti ogni famiglia utilizza la propria asciugatrice risulta che la quantità prodotta ed emessa nell’ambiente di CO2 e altri combustibili è superiore ad un utilizzo di un’asciugatrice condivisa che ha caratteristiche diverse da quelle di uso comune. I macchinari che installiamo sono ad alta efficienza energetica e con capacità di carico maggiore rispetto alle piccole asciugatrici e lavatrici di casa. Quindi a parità di tempo di ciclo del macchinario lavo e/o asciugo più bucato, di conseguenza si fanno meno cicli dunque minore emissione di gas inquinanti.

Nel concreto cosa facciamo noi di Asciuga Rapido?

Innanzitutto c’è da fare una valutazione di quanto grande è il complesso residenziale. Solitamente per i condomini di piccole dimensioni consigliamo l’acquisto, invece per i condomini da 10 appartamenti in su i macchinari sono forniti in comodato d’uso gratuito. Significa che la proprietà dei macchinari è di Asciuga Rapido. Le spese di installazione e di manutenzione sono a carico dell’azienda, quest’ultime comprendono eventuali riparazione guasti e ricambio dei pezzi. Inoltre, le utenze (acqua e luce) sono intestate ad Asciuga Rapido.

Chi si avvale del servizio, paga solamente l’utilizzo della lavatrice e/o asciugatrice. Basti pensare ai distributori automatici di caffè, stesso sistema, chi vuole un caffè paga solo il caffè non l’intera macchinetta

foto installazioni 1Noi di Asciuga Rapido ci preoccupiamo di preparare il locale con gli impianti idonei al corretto funzionamento delle macchine. Il locale ideale dovrebbe essere di minimo 5/6 metri quadrati e accessibile a tutti gli inquilini, con possibilità di installare una condotta per l’espulsione di aria calda diametro 10 cm mentre per l’installazione di lavatrici ci deve essere la possibilità di carico e scarico acque chiare

Le asciugatrici e lavatrici che installiamo sono di 10kg non più piccole. La lavatrice costa euro 2,50 e la durata è di circa 40 minuti mentre l’asciugatrice costa 1 euro ogni 15 minuti (solitamente per avere il bucato completamente asciutto ci vogliono 45min)

Ed è giunto il momento di illustrarvi la nostra pietra miliare: il sistema di pagamento.

Il nostro metodo di pagamento evita di far circolare denaro contante all’interno del condominio, si evitano così furti, manomissioni, fraintendimenti fra vicini con garanzia di grande sicurezza e pieno controllo delle transazioni.

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www.asciugatricicondomini.it

Per effettuare il pagamento si usa una pratica tessera ricaricabile. Si può caricare credito dal sito di Asciuga Rapido o a mezzo bollettino postale. Ogni famiglia o chi ne fa richiesta avrà la sua tessera più user name e password.

Come tutte le innovazioni dobbiamo fare i conti con la realtà, il successo delle lavanderie condominiali e in genere di tutti i beni condivisi dipendono moltissimo dal grado di civiltà dei singoli, nel senso che se c'è un appartamento di persone incivili in un palazzo il sistema già non funziona più. Come tutte le cose in comune, necessitano di ottima educazione e rispetto da parte degli utilizzatori. E’ inutile che ci illudiamo, noi italiani siamo uno dei popoli più litigiosi d'Europa e il rischio che possano accadere spiacevoli litigi in certi condomini delle nostre metropoli, se ci fosse un servizio come quello da noi proposto, è pressoché reale. Ma, fortunatamente, non siamo tutti uguali, ci sono comunità in cui la lavanderia condominiale funziona benissimo, gli inquilini sono soddisfatti e guai se non ci fosse.

 

12/10/2015No Comments

Quando la Pratica Collaborativa mette tutti d’accordo

In contesti abitativi e familiari è frequente l’insorgere di conflitti, che spesso si inaspriscono al punto tale che le parti arrivano davanti a un Tribunale. C’è però un modo diverso per risolverli: la Pratica Collaborativa. Leggete cosa ci raccontano i Professionisti Collaborativi e venite a conoscerli a #xdaysmi15.

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La Pratica Collaborativa è un metodo non contenzioso di risoluzione dei conflitti, in particolare nell’ambito familiare.

Le persone e i loro interessi vengono messe al centro, consentendo di individuare soluzioni attente ai bisogni particolari di ogni famiglia e di ogni coppia.

E’ un percorso che permette di affrontare tutti gli aspetti legati alla crisi familiare – quelli legali, ma anche quelli economici e relazionali – in un clima di fiducia e trasparenza, con il supporto di professionisti altamente qualificati.

Nasce negli anni ’90, quando l’avvocato matrimonialista Stu Webb comunicava ufficialmente ad un Giudice della Corte Suprema del Minnesota che non avrebbe più patrocinato cause avanti ai Tribunali, sia per i risultati dannosi che spesso derivavano all’intera famiglia sia perché riteneva che ci potesse essere una modalità diversa e di vero aiuto alla parti per affrontare, in particolare, quel tipo di conflitto.

Dagli Stati Uniti e poi dal Canada l’idea della Pratica Collaborativa, ha cominciato pian piano a diffondersi al mondo intero. Nel 2000 si è costituita l’associazione mondiale IACP, International Academy of Collaborative Professionals (www.collaborativepractice.com) che consta oggi di più di 7000 professionisti aderenti, dislocati in quasi tutto il mondo.

In Italia, nel 2010, è stata costituita l’Associazione Italiana Professionisti Collaborativi, AIADC (praticacollaborativa.it) della quale fanno parte oggi oltre 200 professionisti formati (tra legali, facilitatori della comunicazione, commercialisti, esperti di relazioni).

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Al centro Linda K. Wray, attuale President IACP, con, da sinistra gli avvocati: Carla Marcucci, Mariacristina Mordiglia, Francesca King, Elisabetta Zecca

Scegliere la Pratica Collaborativa, per ora applicata solo ai conflitti familiari ma che presto potrebbe estendersi ad altri settori, e quindi rivolgersi a professionisti appositamente formati a tale scopo, significa volere partecipare attivamente alla trasformazione del proprio conflitto alla ricerca del raggiungimento di accordi finali, soddisfacenti per tutte le parti.

Queste infatti siederanno fin dall’inizio, personalmente, al tavolo delle trattative.

Individuati i legali collaborativi di fiducia (che dovranno entrambi essere specificatamente formati alla pratica collaborativa), con i quali le parti creeranno una particolare e più profonda intesa, si individua un facilitatore delle comunicazione che entrerà a fare parte del team che condurrà tutta la squadra ad un accordo finale condiviso. Questo comporta siglare un accordo di partecipazione, con il quale ci si impegna alla trasparenza, lealtà e rispetto nei confronti dell’altro, e che garantisce la totale riservatezza di tutto quanto dichiarato ed esibito durante il percorso collaborativo.

Gli avvocati che assistono le parti infatti non potranno poi in alcun modo assistere gli stessi clienti in un eventuale giudizio contenzioso successivo ove, per qualsiasi motivo, non si riesca a raggiungere il traguardo dell’accordo condiviso.

L’esperienza comunque mostra che nella stragrande maggioranza dei casi l’accordo condiviso viene raggiunto: le tecniche peculiari cui i professionisti sono formati, l’ambiente protetto nel quale, iniziando con lo sciogliere le difficoltà di comunicazione e successivamente approfondendo il dialogo, si cercherà di accompagnare le parti verso soluzioni durature ed orientate verso il futuro, mettono realmente al centro gli interessi reali delle parti e dei loro figli. Il percorso, fatto a volte di prove ed esperimenti, rispetterà i tempi di ciascuno, nella tolleranza e riconoscimento delle problematiche individuali che, proprio dagli stessi soggetti interessati, devono trovare una soluzione.

Dopo anni di formazione, nel 2014 si sono svolti i primi casi anche in Italia, quasi tutti risolti con soddisfazione e successo.

L’inserimento nel team del facilitatore della comunicazione è diventato elemento caratterizzante la procedura, ed a seconda della necessità dei casi, possono poi essere inserite anche altre figure imparziali, come il commercialista e l’esperto di relazioni e dei bambini.

I costi, che potrebbero spaventare in considerazione del numero dei professionisti coinvolti, in realtà, sono decisamente minori di quelli che richiederebbe un procedimento giudiziale, considerati i tempi decisamente più brevi di un giudizio e gli enormi benefici che derivano a tutti i componenti del nucleo familiare dal superamento e, comunque, dalla trasformazione del conflitto.

11/09/2013No Comments

Experimentdays – Fiera dell’abitare collaborativo (con segreto finale)

Siamo appena tornate da Berlino, dove abbiamo visitato di nuovo Experimentdays. Se ci leggete, vorrà dire che siete per lo meno curiosi riguardo ai nuovi modi di vivere, che forse cercate una nuova casa dove le relazioni tra i vicini siano importanti. Forse pensate che la casa possa essere una risorsa anche per il quartiere. Forse, semplicemente volete vivere meglio in città. Ma come si fa? Cos'è il cohousing? Dove trovo altre persone interessate? E chi mi aiuta poi con il progetto? Qual'è la differenza tra una cooperativa a proprietà divisa a quella a proprietà indivisa? Ci sono finanziamenti particolari? Tante domande e dubbi...

Immaginate ora di avere una fiera che metta assieme tutti gli attori coinvolti, che vi permetta di conoscere ciò che succede nella vostra città e di proporre nuovi progetti. Un luogo per i gruppi, per gli architetti, per le cooperative e le associazioni. Una fiera che vi dia l'opportunità di avere nello stesso luogo, sotto occhio tutto il mondo dell' abitare collaborativo. Questa è Experiementdays.

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In breve, Experimentdays è:

-     un evento locale annuale

-     un punto d’incontro per persone imprese e associazioni legate al mondo delle abitazioni collaborative

-     una vetrina di progetti esistenti dai quali imparare

-     una fiera di progetti architettonici e di prodotti edilizi e finanziari creati apposta per gruppi di persone che vogliano costruire e vivere assieme nel rispetto dell’ambiente

-     un luogo dove incontrare altri individui che vogliono fare gruppo o comunità esistenti che cercano nuovi membri.

-     una conferenza sul tema.

A Berlino quest'anno gli espositori erano divisi in quattro aree:

- reti e  consulenza: qui potevate trovare (tra gli altri) la piattaforma digitale per trovare i progetti WOHNPORTAL Berlin, così come Grüne Liga, che vi aiuta a trasformare il cortile in giardino. Anche Netzwerkagentur GenerationenWohnen, per abitazioni con mix sociale e prezzo equo.

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- Banche e Fondazioni: DKB Bank e GLS Bank tutte a due con prodotti finanziari pensati ad-hoc per le abitazioni sociali e di cooperazione. Le due fondazioni: Stiftung Edith Maryon e Stiftung trias con i loro processi pensati per i gruppi e i progetti dal basso.

- Cooperative, consorzi e gruppi di costruzione indipendenti: qui una lista di oltre una decina di progetti esistenti e in corso, consorzi specializzati e cooperative indipendenti. Alcuni esempi: Baugruppe Wohnhaus P03, utopia berlin, and GbR Integratives Bauvorhaben am ehemaligen Blumengrossmarkt.

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- Architetti e studi professionali: persone disponibili per sviluppo progetti, ma a volte anche con proposte indipendenti. Per esempio: Adorable Immobilien, e Büro Fabian Tacke.

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Attorno alla fiera ci sono, durante una settimana intera, molti altri eventi: workshop di costruzione, visite guidate (a carico di creative sustainable tours), conferenze e tavole rotonde. Molte persone arrivano alla fiera ed è oramai un appuntamento importante a Berlino per chi vuole trovare una casa/un gruppo/un professionista etc.

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Ora un piccolo segreto (pronti?): quest'anno ci siamo andate con una bella intenzione: capire come fare una fiera simile a Milano. Crediamo che sia ora, che i tempi siano maturi e che possa realmente portare innovazione nella nostra città e nei nostri modi di vivere.

Voi che ne dite? Noi non vediamo l'ora.

12/09/2012No Comments

On how to make your life a little more like summer vacation

In my last two posts i talked about my two latest summer vacations. well, it is easy when we go on vacation. but what about our everyday life?
When we go on vacation we tend to leave behind our “serious personality” and be for some time “on vacation” that might mean wearing nothing but a bathing suit for two weeks, losing a sense of time and routine, eating differently and so on. We take away barriers and we don’t care and worry as much as we do everyday. (this is the whole thing about vacation, no?) So when we go back to our normality we should keep some of this spirit to help us be more collaborative and therefore more relaxed! what do i mean? Remind yourself these five points as a beginning:

1. relax - you can live with less
2. relax - you don’t really have less. you just own less. you share.
3. relax - collaboration can make our life easier
4. relax - putting your time for the community is actually saving you a lot of time
5. relax!!!

share your time and spaces: when we are in vacation we often share our spaces. a typical example is sharing an apartment. For some time we have a common kitchen with our friends. This might mean that we take turns on who is cooking or cook meals together. I often learned new recipes in vacation because someone cooked for/with me. When we talk about common kitchen in normal houses, people get really scared. The think: “ and what if my neighbour cooks something i don’t like?” “how can i cook for 10 people?” and finally “ i would like sometimes to just eat alone in front of the television” . But if we take our vacation spirit and bring it here the thoughts should be more like: “ maybe my neighbour can cook stuff that i don’t know yet!”...” “if I ask my friend for help we can cook for 10, then for the next 4 days I don’t have to cook!” “tonight i feel like eating alone, but tomorrow i’ll join the group”. Sharing your spaces can be really easy if you loosen up a bit and open your mind. Same thing for other spaces like lavatory, craftsman workshop, a children room etc. The time you dedicate to these activities or to the maintenance of the spaces is usually much less that you would put in when having your own space. not to speak about economical costs.
These advantages are great for everyone, but some groups enjoy them even better. Families with children and elderly people. In families for example, one finds that routing and timing become part of life and that dinner must be served on a certain moment. Many families in the same building are having difficulties to come back from work, prepare dinner and sit together nicely. If there would be collective solutions, one family could worry only one evening a week for example. and it is a lot! For elderly people, not only it is usually easier to have similar hours for cooking and dining, socialisation is incredibly important. Many elderly people came to our new building. They came in couples or alone and they have small apartments. Most of them have difficulties in the new environment. Again, common kitchen and dining rooms can really assist those people in feeling part of a community. Ask the Swedish! they are real experts in co-dining. in fact, it is already in the housing contract that one must be part of a cooking group. If you want to know more, you can read something here, thanks to the expert Dick Urban Vestbro:

Collective Housing in Sweden
I learned about Alva Myrdal work from Dick Urban, and I wish to finish my post with her phrase from the ‘30 (!!)

“Urban"housing,"where"twenty families each in their own apartment cook their own meat-balls, where a lot of young children are shut in, each in his or her own little room – doesn’t" this" cry" for" an overall planning, for a collective"solution?”!

So, don’t forget the five rules, relax and make you everyday life a little more like your vacations.

27/08/2012No Comments

Let me tell you about my (collaborative) vacations (first part)

Vacations are perfect for some collaborative housing! The fact that we stay there for limited time gives us more courage to share some spaces and activities. We often rent a place together with friends and family, eat together almost every evening and… we love it! Interesting to think how we could bring some of our vacation spirit to our everyday life, sure… we leave the sea behind and have to be all practical and efficient. Nevertheless, I think it is possible, but, to begin with, in the two following posts I would like to speak about collaborative vacations.

Last year I had a great experience in a place called Gran Pino. My daughter was to be born in summer and we planned a very relaxing time. Some friends suggested a place in Toscany. They told us that it is great because it is just 5 minutes walking from the beach, all meals are cooked for you and since many parents are attracted to the space there is a lot of collaboration between people, helping each other and socialising. The price was also interesting… so we booked two weeks.

Gran Pino is a house that is rented by the association “amici della natura” or Friends of Nature. The association takes upon itself to offer houses for self-management in very good prices, so that tourism can become more affordable and based on people’s organization. This house was the first one in Italy. It is a big house from the ’70 with many rooms, a kitchen and a big area around it.

My first impression was: “oh my god! Where did I come with my 3 weeks old baby? This place is falling a part!!”  We had a very small room, one of the few rooms with toilet. The garden had an abandoned look, some games for children were falling a part, and generally everything seemed a bit left to its destiny. It did not take much for us to understand that the place is self-managed, so if we wanted it to be nicer we could just do it. A small clean up in front of the room, a small tent for the children and some other small stuff made the place feel more like home.  Eating together is also great, and when meals are cooked for you, it is even better. During July and august, it is to difficult to let people manage the kitchen so a cook makes three meals every day with fresh products from the vegetable garden. A bell announces lunch and dinner and the cook comes with big pots to serve everyone, like in a big family. Each one of us had to wash the dishes after eating, dry them and put them back in the place. As we were there with a group of friends, we took turns. Each room is responsible for cleaning some of the common areas two times a week. (for example the toilets, the showers and the dining area.)

By contributing ourselves we managed to have a very nice vacation, spending only very few. The feeling of being part of a group is great and adds a lot to relaxing, especially if you have children. Sure, some work has to be done to improve the house and the garden that requires more effort and money. Luciano, one of the founders of the association in Italy told us they are not having an easy time in Italy and therefore cannot offer things as good and cheap as they would like. The state did not give any help to the association, where in other countries for example Germany, some houses are given for free to the association.

So, relaxing by he sea side without going to the other side of the world, enjoying good and fresh local food and collaborating to have better prices and sociable moments. This is what I call a collaborative sustainable vacation!

This year, I used a collaborative service you all probably know: Airb&b. I will write about that in my next post. In the meantime, good coming back to the routine!

19/07/2012No Comments

On how to change your city life (while writing a phd)

Let me begin this story by telling you about my wonderful afternoon yesterday:
I got home with both of my girls (3y and 1y). We went to visit my neighbour Maria. Just few month ago she recommended me a kindergarten for my older girl and finally we discovered that both of our girl will be in the same class next year. We spent about 1.5h at their home, the children play together and Maria gave me two whole bags full of clothes that are not fitting her children anymore and that i could use. I came back home and it was time to make dinner. my daughters were tired and i found myself cooking while doing hundred of other things, trying to keep them calm. When i was really at a point I thought dinner will never be ready, my neighbour, Pilo, (a young guy living in the next door with his girlfriend) comes and asks if he could take my older girl over to plant some beans on the balcony. He takes also the younger girl! I am alone in the house, cooking dinner, hearing music! After dinner, the girls went to bed and we set on the balcony enjoying the summer evening. Someone is calling me from above. It the Dario, the neighbour who lives above us and his balcony is watching ours. he asks if we want some cake and then puts it in a bucket attached to a cable and passes it down.
I do not live in a village. I do not live in a commune, I do not live in my house for the last 10 years. I live in Milan, in a new big city dwelling of 100 apartments for the last two month. And still, by how my day went, i felt like i had all those things I miss about living in a small place: relationships, mutual help, conviviality, relax.
How did it all happen? Well, something you can not really predict and design. But some things can be done to make your life a little better. This is what i did:
We decided to buy a house about 3 years ago. At the same time i began to work on my phd in Design in the Politecnico di Milano. I am a service designer and for the last years have been working on social innovation, creative public spaces and sustainable cities. The topic of my PhD was related to housing from the social point of view, but i did not know what is it going to be exactly. The apartment we decided to buy was still to be built and was to be constructed by the cooperative we formed with the other future residents. We did not know each other really and our cooperation was mainly a legal form. We were supported and assisted by CCL, an organisation made for assisting construction cooperatives. It was clear for me that my research will not be a theoretical one and that I could use some “on field” experiments. And here it was, just waiting for me: what if we could know our neighbours before we even move in? How will this influence our neighbourly life afterwards? what can we make together through these relationships?
I spoke with The president of the Cooperative, Graziella Antoniotti, about the project and she was very supportive. We arranged for a public presentation in which i could launch the idea. It took some time for it to happen. In the meantime i created a dedicated social network for our building using NING. The public presentation took place about one year before the building was ready. In the presentation i showed some examples of stuff you can do together: organic food purchasing groups, car sharing, self organized babysitting, cloth exchanged and more. I also explained why I think meeting each other before moving-in is important. Then i invited people to connect to the social network i created. During this meeting I already got some positive reactions from people. Some did not care so much and only one was against the initiative. In the two weeks that followed only about 12 people joined the network. They were not many, but the spirit was right. People introduced themselves, added their pictures and began to write ideas on the Forum. People came up with ideas like shared WIFI, Book-Sharing, furniture purchasing groups and so on. We discussed those on line and had through time 3 face-to-face meeting. We made another presentation to everyone and by the day we moved in we had about 50 members on the network. Some of the initiatives are happening already. Shared WIFI, for example. And the best thing, I had NOTHING to do with the success of the initiative. Alessandro took his time preparing powerpoint presentations and contacting companies... he was assisted by Carlo and together they organised evening social events where they explained the project and got people involved. At first i had to be there, to assist people, to encourage them to share ideas, to ask each one of them personally if they come or not to the meetings. Today things just go by themselves and the great afternoon I had yesterday has happened not because of me. but because all the people that are around me and have my same wish about leaving more humanely in the city.

I want to end with a phrase from Charles Leadbeater: “ Cities are cradles for innovation because they are  where knowledge, culture and self-governance come together. That is how the narrow and the broad circuits of creativity connect. Cities are experiments in how to live together creatively".

My research study is moving on, my life has changed since I moved in. you see... you don’t need much, you can probably do the same thing in your own building. and if you need some help, just call HousingLab 😉


Have a great day!
Liat